Montechiarugolo 8 settembre 2010






































Partenza da Padova alle 6,45, la giornata promette di essere più uggiosa di quella cantata da Battisti in una sua vecchia canzone.

L'autostrada fino a Bologna intensamente trafficata, è sferzata da venti e raffiche di pioggia incessanti.

Si viaggia a 60km orari , cascate d'acqua come muri impediscono la visuale da ogni lato .

Dopo un'ora e 45 minuti sono di nuovo sullA1 direzione Parma.

Le nubi si diradano, il cielo ancora grigio reca tracce del temporale che si è allontanato, qualche raggio di sole , speranzoso quanto me , si fa strada tra lembi di cielo azzurrini , l'alba ha lasciato spazio al giorno.

Arrivata a Parma caffè d'ordinanza , ci vuole una sferzata di energia carica di caffeina . Via al lavoro .

Dopo varie visite , alle 12,30 circa ci avviamo lungo la tangenziale di Parma verso Montechiarugolo, per presentarci all'ultimo appuntamento della mattinata. Lungo la strada nella provincia di Reggio Emilia , all'improvviso ci staglia innanzi un avveniristico ponte , che a dir il vero , è come un pugno nello stomaco , un pò fuori posto tra la quieta campagna parmense che si delinea alla nostra destra.
Dopo il lavoro il piacere , decidiamo di pranzare al ristorantino adiacente al castello
"Al Castello". Che bella scoperta questo paesino ; un'aura pacifica lo permea , gli edifici color sabbia quasi rosati, e prepotente e incombente , il castello ducale che si staglia forte , con i suoi bastioni piantati nel vecchio fossato che lo circonda , ormai prosciugato. Peccato , è chiuso non si può visitare, ma non mi meraviglio più di tanto , non è tipicamente italiano?
In compenso il ristorantino è delizioso , la struttura, contemporanea al castello di fronte ,conserva i suoi soffitti a volta , sostenuti e rinforzati da bacchette di ferro e rivela resti di affreschi e mura di pietra viva laddove l'intonaco le scopre , quasi vezzosamente.
Piccole salette l'una nell'altra invitano a rilassarsi e a godere le delizie della cucina.
La mia scelta è ovvia , come si fa a rinunciare ai deliziosi agnolotti alle erbette e al prosciutto classico parmense .La sfoglia che ricopre il ripieno è semplicemente divina, io ci ho provato , ma così sottile e traslucida eppure consistente ,non mi riesce proprio a farla.
Decidiamo per un lambrusco e qui trovo il Giuseppe Verdi , di cui avevo già sentito parlare ma che non avevo mai provato finora.
Del lambrusco classico , della zona non ha quasi più niente, molto più scuro , corposo, sapido, versandolo nel calice una leggera spuma che ne rivela la nota frizzante , ma più quieta, come un passaggio musicale classico: "allegro ma non troppo ".
Mi piace , diverso e di carattere, ma io adoro i rossi, comunque decisi. Intanto il sole ha riscaldato l'aria , usciamo fa caldo e passeggiamo nel viale , ombreggiato, che porta al castello e al suo cancello serrato.Ci godiamo il calore del sole in attesa del prossimo appuntamento di lavoro . Ci rimettiamo in macchina , direzione San Polo D'Enza in provincia di Reggio Emilia.
Ho avuto la fortuna di scoprire un nuovo angolo di un 'Italia fuori dai circuiti turistici a pochi km da una splendida città come Parma.

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